Pierdavide Carone al Maximo: “Lucio Dalla mi ha insegnato il coraggio, i centri commerciali nuovi luoghi per la musica”

La partecipazione ad Amici di Maria De Filippi e la notorietà; la vittoria del Festival di Sanremo 2010 come autore del brano “Per tutte le volte che…”, interpretato da Valerio Scanu; il quinto posto al Festival 2012 con il brano “Nanì”, questa volta come cantante diretto dal grande Lucio Dalla. Sono gli acuti, fino ad oggi, della carriera di un giovane cantautore con una sensibilità fuori dal tempo, che ha ancora tutto lo spazio davanti per cogliere il successo pieno che merita. Pierdavide Carone sarà il 29 giugno alle 21 al Maximo, per i mercoledì di Musica Live, nel Food Garden al secondo piano.

Cosa porterai al pubblico del Maximo?

Sarà un concerto unplugged di chitarra e voce come spesso mi diverto a fare, per tornare al succo delle cose, all’essenza delle mie canzoni. Alternerò brani del mio ultimo album, “Casa”, che è uscito un anno fa, ad altre mie canzoni più vecchie. L’album lo sto portando in tour quest’anno con la mia band, perché l’anno scorso a causa della pandemia si è potuto suonare solo in poche ed estemporanee situazioni. Siamo partiti a inizio giugno e diverse date si aggiungeranno strada facendo.

 

Oltre al tour con la band hai altri progetti in corso?

Da fine luglio sarò in giro per l’Italia anche con una serie di concerti  in occasione del decennale della scomparsa di Lucio Dalla. Si chiama “Dalla Orchestra Carone” perché mi cimenterò con il repertorio di Lucio accompagnato da un’orchestra di 60 elementi. Poter cantare e interpretare le sue canzoni per me è un onore.

 

Come è stata la tua esperienza con Dalla?

Ci siamo conosciuti prima di quel Sanremo, quando gli ho fatto ascoltare “Nanì”. Gli piacque, come gli piacquero altre mie canzoni e decise di produrre tutto l’album e accompagnarmi al Festival. Per me lui era già prima il più grande genio della musica italiana, quando poi l’ho conosciuto mi ha trasmesso un grande insegnamento: non temere di raccontare nelle mie canzoni argomenti come quelli di Nanì (il brano parla di una prostituta, ndr) e di farlo in maniera seria, senza cercare la strada comoda e protettiva dell’ironia. Da lì ho continuato sulla strada che mi ha indicato, sentendolo come il dovere di un artista. Ci sono state così altre canzoni coraggiose, come ad esempio la più recente “Caramelle”, che affronta il tema della pedofilia ed è inserita nel mio ultimo album. Lucio, che se ne è andato pochi giorno dopo quel Sanremo insieme, era un maestro attento, esuberante dentro e fuori, un vero musicista in ascolto. La capacità di ascolto di ciò che ci sta attorno è fondamentale per gli artisti e i musicisti, ma sembra proprio che ce lo si stia dimenticando.

 

Cosa intendi?

Devo dire che faccio davvero fatica ad ascoltare la gran parte della musica degli ultimi anni. Sembra quasi tutta musica fatta per accontentare gli algoritmi di piattaforme digitali. Oggi pare che il metro principale per chi fa musica non sia tanto lavorare per poter fare nuova musica in cui si crede ma solo per il successo e i soldi che possono derivarne. Lucio Dalla aveva guadagnato tantissimo, e meritatamente, dalla sua musica ma sono sicuro che quando iniziò suonando il clarinetto, da giovane, il suo primo sogno non fossero i soldi e il successo. La qualità della musica sta calando e così sono sempre meno le situazioni in cui trovare persone che siano concentrate su quello che sta succedendo in quel momento. Un tempo ascoltare musica era forse quasi una liturgia: c’era il vinile, l’impianto hi-fi di casa, dovevi dedicare tempo e attenzione per godere della musica. Oggi sembra che la musica serva solo a riempire le cuffiette quando si va a correre, solo uno strumento per evadere. Io credo che essere attenti e presenti sia invece il modo migliore per ascoltare la musica.

 

Non temi, quindi, che un centro commerciale possa essere un luogo poco “attento” e troppo dispersivo dove fare musica?

Un tempo i centri commerciali erano solo un luogo in cui si un musicista andava a fare il cosiddetto “firmacopie” dei cd negli store. Ora vedo invece che i tanto bistrattati centri commerciali, una volta considerati modelli negativi dove si era quasi invitati a vivere in “modalità aereo” immersi nello shopping, stanno diventando protagonisti e stanno creandosi un ruolo importante anche con iniziative, come questa della musica live, in cui è richiesta attenzione da parte del pubblico. Ho già visto anche grandi artisti esibirsi nei centri commerciali e credo che possano diventare un nuovo luogo in cui vivere e ascoltare dal vivo buona musica.

 

 

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