Con i suoi tormentoni sulla fidanzata e i divertenti luoghi comuni su quelli che “stanno in mezzo a noi” è stato per tanti anni tra i protagonisti dello show comico “Made in Sud”. Ora è pronto a ripartire con uno spettacolo teatrale e un ruolo nel nuovo film di Federico Moccia. Con Marco Capretti, attore comico romano, ci sono tanti argomenti su cui conversare. Partendo proprio dai suoi tormentoni più celebri…
Da che cosa sei preoccupatissimo oggi?
Non vorrei essere più preoccupatissimo. Lo sono stato per tutto il 2020 e gran parte del 2021. Ora vorrei cambiare quella frase in “sono tranquillissimo”, perché finalmente si ricomincia a vivere. Quando ero chiuso in casa ero preoccupato da tante cose, per un artista è davvero dura non avere la possibilità di esibirsi. E gli artisti, inoltre, sono stati tra le categorie più colpite dalle conseguenze del lockdown.
“Stanno in mezzo a noi” è un altro dei tuoi tormentoni, spesso usato per raccontare alcuni tic creati dalle tecnologie: cosa ti piace e cosa non ti piace dei social network?
Sono un assiduo frequentatore dei social e sono riuscito anche ad ottenere un discreto seguito. Mi piace moltissimo la possibilità che offrono di comunicare, il loro essere per tutti un megafono sul mondo. Ciò che non mi piace è la totale mancanza di regole e gli haters sono una piaga che se non viene presa sul serio finirà per creare grossissimi problemi. Bisogna trovare delle regole condivise per usare i social, non si può lasciare che accada quello che può accadere: io sostengo che se anche una persona al mondo perde la vita a causa dei social andrebbero chiusi tutti subito. Siccome è già accaduto, si devono trovare al più presto delle misure.
Stai avendo successo con le tue gag su Tik Tok: c’è spazio per la comicità sui social?
Il linguaggio comico che si usa sui social è molto diverso da quello degli spettacoli live. Per me i social sono una sfida con me stesso, per capire se riesco a fare ridere con altri linguaggi e altri tempi a disposizione, ma sono convinto che il più grande comico tik toker non valga il più inesperto comico live. Credo che la comicità vada gustata comodamente seduti a teatro, con l’energia e l’atmosfera che solo il palcoscenico ti può dare. Il resto sono palliativi che danno certamente la sensazione di fare qualcosa di divertente ma non sono la stessa cosa. È solo un nuovo modo per rendersi dipendenti da uno strumento che non è quello più adatto agli artisti comici: se prima eravamo schiavi del giudizio che si esprimeva col pollice sul telecomando adesso siamo schiavi del pollice che scrolla lo schermo del cellulare. Fosse per me toglierei i pollici a tutti!
Come è stata la lunga esperienza a “Made in Sud”, che ha chiuso l’anno scorso dopo tanti anni di successo?
Ho partecipato a dodici edizioni del programma, fin da quando era su Sky prima di passare alla Rai. È stato un banco di prova importante, si deve infatti considerare che erano dirette tv davanti a un pubblico di 800 persone in studio a Napoli. Quindi emozioni fortissime e adrenalina a mille, non certo un’esperienza per cuori deboli. Quel programma mi ha permesso di essere conosciuto a livello nazionale, prima avevo fatto solo piccole cose. Non posso che essere grato a “Made in Sud” e a chi mi ha voluto in quel programma.
Quanto c’è di tua moglie nella fidanzata che raccontavi a “Made in Sud”?
Pochi sanno che tutto ciò che dico della mia fidanzata in quegli sketch è in realtà un’autocritica a me stesso. Sono io quello fissato con lo sport, sono io quello che non mangia la carne, sono io quello appassionato di shopping…
Dopo il Covid pensi che gli italiani ridano ancora delle stesse cose di prima?
Credo ci sia una grandissima voglia di cancellare dalla mente tutto quello che è successo. Se c’è una corsa a comprare i biglietti dello stadio non vedo perché non debba esserci la stessa corsa a farsi due risate a teatro. La voglia di ridere è rimasta e non credo siano cambiati i temi su cui si ride, la comicità resta universale. Certo, eviterei di usare come tema il Covid: io ho fatto battute sul lockdown ma mai sulla malattia. È una tragedia troppo grossa per fare ironia, non fa proprio ridere.
Pronto per ritornare in scena?
Dal 30 novembre al 12 dicembre saremo al Teatro Roma con “L’Ultima coppia del mondo”, una commedia scritta da me insieme a Federico Moccia e Valter Delle Donne. L’ambientazione è dopo un nuovo diluvio universale e nostro Signore ha deciso di ricominciare da capo con un nuovo Adamo e una nuova Eva. Così decide di fare un concorsone per scegliere la coppia che rigenererà la Terra. Vince una coppia di cinesi ma l’arcangelo Gabriele si accorge che non ha partecipato al concorso la coppia italiana perché era introvabile: all’ultimo secondo riesce a rintracciarla su Facebook e la competizione prende una piega diversa e molto divertente… In scena insieme a me, nei panni di Adamo, ci sarà anche Livia Cascarano in quelli di Eva e Gennaro Calabrese in quelli di Dio.
Hai progetti in tv o al cinema?
Ho appena registrato la puntata zero di un nuovo programma comico che sta ora cercando una collocazione televisiva. A Natale, poi, uscirà il nuovo film di Federico Moccia in cui recito anche io.
Frequenti i centri commerciali?
Abito vicino a un centro commerciale e ci vado due o tre volte alla settimana. Per me è un po’ come visitare nel paese dei balocchi: c’è sempre gente, colore, musica. Insomma, mi trovo bene nei centri commerciali, per me sono qualcosa di più dell’evento della domenica. Sono stato anche al Maximo e mi è piaciuto molto: trovo intelligente la dislocazione su più piani dei ristoranti, con diverse aree dedicate al cibo che rendono più famigliare l’ambiente. Anche il cinema di ultima generazione del Maximo rappresenta già il futuro delle sale: ho visto con mia nipote un film di supereroi, stavamo sdraiati su queste nuove poltrone comodissime… davvero una bella esperienza di visione.