La comicità di Roberto Ciufoli tra “Il test” e “Tipi” per riscoprire il piacere del ritorno a teatro

Romano doc, l’attore Roberto Ciufoli vanta 40 anni di carriera di successo, dalle gag della Premiata Ditta all’irresistibile one man show che andrà in scena il prossimo maggio nella Capitale.  Abbiamo parlato con lui di teatri che riaprono dopo il Covid e spettacoli in arrivo, di aironi sul Tevere e di brutti incontri notturni sull’Isola dei Famosi.

È partito a inizio ottobre, dal teatro Martinitt di Milano,  il tour nazionale dello spettacolo “Il test”, una commedia dove è in scena insieme a Benedicta Boccoli, Simone Colombari e Sarah Biacchi. Di cosa tratta?

“Il test” è una commedia divertente e acida, a tratti davvero cattiva, scritta da Jordi Vallejo e diretta da me. È lo scontro tra due coppie e tra gli stessi partner di ogni coppia a seguito di una domanda che vuole essere un test: preferiresti avere 100mila euro oggi o un milione tra dieci anni? La risposta innesca dinamiche che dal gioco passano a mettere in crisi le coppie, portando alla luce pensieri, desideri, aspirazioni contrastanti… La porteremo per mesi in tutta Italia, tra fine marzo ed inizio aprile 2022 saremo al Teatro Vittoria di Roma.

Si torna finalmente a teatro,  dopo le restrizioni del Covid. Che effetto fa?

Sicuramente riprendere a recitare su un palco è molto emozionante, sia per gli attori che per il pubblico. Li vediamo felici di sedersi nuovamente in platea, il pubblico ha bisogno di questa normalità: la ripartenza del teatro in sala non è solo un’esigenza dei professionisti che ci lavorano ma è un’esigenza della società. La presenza fisica nel teatro è fondamentale, proporre spettacoli online, come è accaduto durante il lockdown, non ha senso. Teatro e cinema possono sembrare due cose simili ma in realtà sono molto diverse: il teatro esiste per la presenza del pubblico, in quel luogo si crea un’energia particolare che è soltanto lì. Anche assistere a un film in una sala cinematografica è una forma di aggregazione e certamente offre molto di più della visione a casa propria ma l’emozione e la fruizione non sono le stesse del teatro. Non a caso, con le chiusure della pandemia, la crisi c’è stata per attori e maestranze del teatro ma non per quelli del cinema. A soffrire, in quel caso, sono stati soprattutto gli esercenti, che erano già in difficoltà da prima del Covid. Se lo streaming online di un film può essere un’alternativa appetibile per il pubblico non lo è altrettanto per quello di uno spettacolo teatrale.

È in ripartenza anche “Tipi”, il suo “one man show” dove porta in scena, con monologhi, poesie, sketch, balli e canzoni, un campionario di esseri umani in cui tutti si possono riconoscere: dallo sportivo all’indeciso, dal timido al supereroe e al danzatore. Il covid ha portato qualche ispirazione per nuovi “tipi”?

Fino alla prossima primavera mi alternerò tra questi due spettacoli. “Tipi” arriverà a maggio 2022 al Teatro Off/Off di Roma. Non ci saranno però nuovi “tipi” presi a spunto dal Covid, complottisti e virologi li lascio volentieri entrambi a questo periodo di pandemia.

L’ultima apparizione della Premiata Ditta – il quartetto comico di cui fa parte insieme a  Tiziana Foschi, Francesca Draghetti e Pino Insegno – è avvenuta qualche anno fa in una webserie di un’ importante catena di supermercati. Vi rivedremo di nuovo insieme?

La Premiata Ditta non si è mai ufficialmente sciolta, nel senso che non ci siamo mai trovati davanti a un giudice o un notaio per separarci. Per fortuna in tutti questi anni le nostre quattro carriere sono proseguite con successo, ognuno nella sua direzione preferita. Certo la voglia di rifare qualcosa insieme ci sarebbe, aspettiamo magari l’occasione giusta.

Che esperienza è stata la partecipazione all’Isola dei Famosi 2019? Che cosa conserva di buono e cosa butterebbe?

Partecipare all’Isola dei famosi è stata un’esperienza intensissima e molto tosta. Il più grosso difetto di questo reality è forse che non viene raccontato come dovrebbe. Si punta tutto sugli screzi, le litigate, i pettegolezzi mentre si mettono poco in evidenza le difficoltà umane e personali che in quella situazione sono davvero tante. Si continua a credere che quando si spengono le telecamere i naufraghi mangino, si possano fare una doccia, dormano in un letto… Non è così. Io ho perso 17 kg negli 80 giorni che sono rimasto sull’isola. Si passa la notte all’aperto, al freddo, con ogni genere di animale che ti gira attorno o ti passa sopra, ci si ammala, si fa la fame e poi, come se non bastasse, ci si fa la guerra per eliminarsi. Non sarebbe male perciò se nel racconto dell’Isola ci si concentrasse di più sugli aspetti di sopravvivenza e sulle difficoltà, sarebbe forse più interessante. Conservo dei momenti belli e creativi, mi sono reso conto che a 61 anni posso ancora contare su me stesso, anche fisicamente, e non era così scontato. Per quel che riguarda i rapporti con gli altri naufraghi ho incontrato persone piacevoli, con le quali mi sento ancora, e altre con cui non andrei più nemmeno a prendere un caffè.

È diplomato all’Isef e ha sempre praticato tanto sport. Di recente è diventato socio del Circolo canottieri Roma

Il Circolo è una vera istituzione di Roma e ci sono persone che mi sono piaciute fin da subito e che amo frequentare. Fino a qualche anno fa non avevo mai fatto canottaggio, ora posso remare sul Tevere, dall’Isola Tiberina fino a Ponte Milvio, ed è bellissimo. Roma vista dal suo fiume andrebbe raccontata, c’è un mondo incredibile che non è solo fatto di pantegane (che, tra l’altro, io non ho mai incontrato) ma di aironi, cormorani, pesci che saltano al nostro passaggio, nutrie, gabbiani. Gioco anche a polo al club dell’Acqua Acetosa, un altro luogo splendido, in un parco che i romani dovrebbero riscoprire.

Da tifosissimo giallorosso sente odore di scudetto con l’arrivo di Mourinho alla Roma?

Mi piace Mourinho ma da qui a pensare allo scudetto ce ne corre. Ho stima di lui  ma non credo che abbia la bacchetta magica. Purtroppo non ho ancora avuto molto tempo per seguire la Roma quest’anno ma essere tifosi è un fatto metafisico che prescinde dai giocatori e dall’allenatore del momento. Sono così tanti anni che non si vince niente eppure la Roma continua ad avere un tifo meraviglioso.

Frequenta mai i centri commerciali?

Quando serve, ci vado. Personalmente ci resto il tempo necessario agli acquisti ma vedo che sempre più i centri commerciali funzionano come luogo di aggregazione. Un valore di questo tipo è utile e doveroso, perché li rende non soltanto un luogo dove si va per spendere ma anche per una possibilità di incontro, con eventi e iniziative importanti che danno valore. Credo sia una buona strada da percorrere quella del centro commerciale come una nuova piazza dove tutti si incontrano.

 

Condividi