Matteo Becucci apre i mercoledì di Musica Live al Maximo

Parlare di canzoni con Matteo Becucci è un viaggio piacevole, accompagnati da una guida esperta e piena di passione e competenza. Un avanti e indietro nella storia della musica, tra curiosità e ricordi, sottolineature e riflessioni originali. Il cantautore livornese sarà ospite della prima serata di Musica Live. Si parte mercoledì 15 giugno e si prosegue i mercoledì d’estate nel Food Garden al secondo piano del Maximo. La formula della serata live prevede il concerto di un cantante o una band romana e l’esibizione dell’ospite speciale.

“Al Maximo porterò un estratto del concerto ‘Ibrido Live’ con cui sto girando l’Italia – racconta il vocal coach di ‘Tale e quale show’. È ibrido per tanti motivi: innanzitutto perché è uno spettacolo che tiene insieme intrattenimento e canzoni, poi perché si parla anche di ecosostenibilità. Saremo io, la mia chitarra e tutti coloro che vorranno cantare con me. Ho imparato, con l’esperienza ad X Factor, quanto sia fondamentale coinvolgere e intrattenere chi ti sta guardando e ti ascolta. È bello conquistarsi l’attenzione nota per nota, come sanno fare i buskers che suonano per strada. Ogni volta è una nuova sfida”.

Matteo Becucci è arrivato alla notorietà e al successo “da grande”, vincendo la seconda edizione di X-Factor quando aveva 39 anni e tutta la maturità necessaria ad affrontare quella sfida e le opportunità che sono venute dopo, senza cambiare di una virgola il suo modo di essere. Il pubblico, votando per lui, ne apprezzò la schiettezza, semplicità e grande disponibilità, oltre che il talento e la voce che ancora oggi lo contraddistinguono.

“Ho un nuovo album a breve in uscita, le idee sono venute durante il lockdown – racconta -, ho già registrato le tracce in studio, tutte live, perché voglio che si trasmetta la voglia di cantare dal vivo che avevo allora e che ho ancora adesso. Per me è importante l’esecuzione live, senza ritocchi, anche non perfetta. Temo invece che di recente la si stia uccidendo con la troppa tecnologia utilizzata anche dai cantanti, penso ad esempio all’autotune quando viene usato per correggere e non a scopo stilistico. Non ce ne sarebbe bisogno, nel mio lavoro di vocal coach incontro tante belle voci, tante realtà promettenti. Sarà che forse che i miei 51 anni cominciano a essere una discreta età, ma credo che alcune cose positive del passato andrebbero recuperate. Ad esempio il ruolo che avevano le radio nel selezionare e far conoscere artisti interessanti, nel dare un taglio, una direzione. Ma anche la tv potrebbe fare altrettanto. Penso a una trasmissione come DOC, che quelli della mia generazione negli anni ‘80 hanno molto amato: Renzo Arbore era l’influencer che alzava il livello dell’ascolto, diffondeva una cultura musicale. Ora mancano delle guide del genere, c’è tanta offerta musicale e anche molta di valore ma pochi che ti aiutino ad andare alla scoperta. Forse perché mancano anche figure che abbiano molta competenza musicale e siano anche in grado di essere dei selezionatori credibili. L’unico conduttore che mi viene in mente che potrebbe avere un ruolo del genere è forse Alessandro Catelan. Tra le cose generazionali che andrebbero recuperate c’è anche il disco in vinile: alle mie due figlie adolescenti ho regalato un  impianto stereo di alta qualità e un giradischi e ora loro ascoltano spesso i vinili e, partendo dai grandi del passato che magari gli ho suggerito io,  stanno scoprendo da sole altri autori importanti”.

Mercoledì sera al Maximo Matteo canterà brani suoi, qualche imitazione di altri cantanti e qualche cover. Non mancheranno quelle che amano i suoi fans: “Somebody to love” dei Queen me la chiedono anche per strada, del resto i Queen nella loro carriera hanno fatto tanti generi e li hanno fatti tutti bene. Sono tra i miei preferiti di sempre. Come anche David Bowie, non a caso sto portando nei teatri un progetto di “chamber pop’, con un quartetto d’archi che accompagna le  canzoni del Duca Bianco. Si chiama ‘Sounds and Visions’ e mi accompagna anche l’attrice Federica Brivio”. Il teatro è un contesto certamente diverso da quello di una food court di un centro commerciale come il Maximo, ma Matteo Becucci non si fa spaventare dalle possibili distrazioni del pubblico. “L’esperienza più strana mi è capitata a un concerto qualche tempo fa in un paese in Sicilia: pubblico silenzioso e immobile mentre suonavo e alla fine dei brani ad applaudire erano soltanto gli uomini. Dopo il concerto è arrivato il sindaco per farmi i complimenti e per dirmi che erano anni che non si divertivano così… Io credo sia giusto che gli spettatori siano distratti, a maggior ragione in un centro commerciale dove magari cenano e chiacchierano tra loro. Non sono certo lì per attirare l’attenzione su di me ma per intrattenere e fare stare bene il pubblico”.

 

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