“Io sapevo nuotare”, il compositore Tommaso Novi canta il dramma dei migranti

Da venerdì 29 ottobre è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “Io sapevo Nuotare”, il nuovo singolo di Tommaso Novi, il pianista, compositore, cantautore e musicoterapista pisano formatosi in pianoforte e composizione. Novi detiene anche una cattedra di Fischio Musicale a Pisa e attualmente collabora con il Dipartimento di Didattica del Conservatorio di Musica “L. Cherubini” di Firenze con un suo progetto su questa disciplina.

Da dove nasce questo brano?

“Io sapevo nuotare” è il grido, la rivendicazione, di tutti quei bambini finiti in fondo al mare per colpa di un mondo adulto folle e scellerato. È un dialogo fra le vittime e l’elemento naturale, dove questo non appare carnefice ma custode di un ultimo desiderio, terreno, espresso con urgenza, affinché tutti possano vedere l’orrore impunito. Capita che il mare ci restituisca il corpo esanime di un figlio, adagiandolo sulla battigia con una delicatezza così fuori luogo da bucarci gli occhi e bruciarci il cuore, mentre pieni di vergogna guardiamo i suoi vestiti colorati.

Un tema purtroppo attuale?

È un’attualità che ci preoccupa tantissimo, ma il mio brano nasce nel 2015 quando tutto il mondo ha visto le foto del piccolo bambino siriano Alan. Spesso per accorgerci di un problema abbiamo bisogno di vedere, di toccare con mano. Io quando ho visto le foto di Alan disteso sulla spiaggia ho avuto un bisogno intimo personale di scrivere qualcosa e alla fine ho deciso di scrivere questa canzone.

Una questione, quella dei migranti, che ci tocca da vicino?

La nostra generazione ha fallito su questo tema, mentre osservo quella nuova con gli occhi di mio figlio che ha 10 anni e la vedo equipaggiata meglio. Quindi spero che non fallisca come abbiamo fatto noi. Non so cosa si possa fare, ma conta essere umani e trovare soluzioni. Resto un inguaribile ottimista, ma è molto difficile esserlo quando continuo a vedere morire queste persone.

Quanto ha influito la psicoterapia sulla tua musica?

Ho avuto la fortuna di intraprendere un corso da psicoterepauta e l’ho fatto con il desiderio di riparare qualcosa in me, ma non credo che abbia influenzato la mia musica. E’ solo un punto di vista in più, nuovo. La musicoterapia ha una sua importanza specifica, ma in  Italia siamo lontani da avere un sistema che appoggi questa disciplina. Purtroppo rischia di diventare simile a un clown da corsia, e lo dico con il massimo rispetto per la clownterapia che ha solo effetti benefici. A mio avviso, però, la musicoterapia dovrebbe essere un’altra cosa, avere un impianto costituzionale.

Ti piace fare shopping?

Certo, mi piace vestirmi e sono abbastanza narcisista, ma nella mia vita ho tre “droghe”: pescare, andare in moto e giocare ai videogames. Nei momenti di svago amo fare queste cose e passare il più tempo possibile insieme a mio figlio Furio che è anche il protagonista del videoclip della canzone insieme a me.

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